Il podcast è un mezzo di comunicazione perfetto per la cultura. Cosa succede quando il mondo dell’arte decide di utilizzarlo per parlare delle proprie mostre? Lo vediamo con 3 casi che abbiamo apprezzato particolarmente.

Il 2023 è l’anno dei podcast?

Sicuramente no: il podcast come prodotto di consumo culturale nasce diversi anni fa, continua ad essere adottato sempre di più da parte di brand e istituzioni per scopi comunicativi.

Non è questa la sede, ma se vuoi approfondire il mondo dei podcast e dei numeri che riesce a smuovere, ti consigliamo questo articolo de Il Post . Si tratta di un articolo di approfondimento che spiega come sia comunque abbastanza difficile tirare fuori dati certi da un punto di vista di fruitori di questo mezzo di comunicazione.

Ma torniamo pure a noi, perché oggi vogliamo raccontarti il nostro punto di vista sul podcast e sul modo in cui viene utilizzato nel nostro settore.

Realizzare un podcast per diffondere arte e cultura è una sfida che molte istituzioni e persone del settore culturale hanno accolto volentieri nel 2022 e 2023.

In questo articolo ti racconteremo per quale motivo riteniamo che questo strumento abbia molto da dare a chi lo ascolta e quali sono i 3 casi di podcast che abbiamo apprezzato di più in questo mezzo anno appena trascorso.

1. Perché amiamo i podcast?

Foto di Matteo Catania

Non c’è niente da fare, i podcast li amiamo profondamente. Quello che succede al nostro cervello quando iniziamo ad ascoltare è sia evasione che apprendimento, in un cocktail di emozioni e pensieri che ci fanno passare il tempo in un modo che noi di Hubove apprezziamo davvero molto.

Fra i podcast che abbiamo amato di più nell’anno trascorso, impossibile non citare Indagini di Stefano Nazzi, Il Sottosopra di Selvaggia Lucarelli, One more time di Luca Casadei e davvero tantissimi altri.

Noi di Hubove Studio ascoltiamo i podcast in essenzialmente due momenti della giornata: quando sbrighiamo le faccende domestiche (anzi, a volte non vediamo l’ora di farle per ascoltare il podcast!) e quando siamo a pranzo o a cena (non sempre, ma capita).

Aprire Spotify per ascoltare un podcast è come guardare la TV: ne hai di tutti i tipi, così tanti che devi imparare a destreggiarti senza rischiare di fare zapping – e il rischio, a volte, è davvero molto alto.

Quindi, prima di passare alle varie tipologie di podcast, cerchiamo di rispondere a questa domanda: perché ci piacciono così tanto i podcast?

Foto di Elena Gatto

Noi amiamo i podcast per 3 ragioni:

1. Rispondono a diverse esigenze: sia quando dobbiamo approfondire un argomento per lavoro, sia quando invece vogliamo evadere dalla routine quotidiana, riusciamo a trovare sempre un podcast che ci soddisfa.

2. Perché mentre lo ascoltiamo, possiamo fare tantissime altre cose: dal lavaggio dei piatti alla passeggiata al parco.

3. Perché è un racconto intimo e personale: si dice che l’e-mail marketing sia lo strumento del Digital Marketing più potente di tutti perché è una comunicazione one to one, dove chi legge è in una connessione davvero diretta e personale con il mittente. Lo stesso vale per il podcast: anche se lo speaker parla al plurale, il solo fatto di avere la sua voce nelle orecchie ti proietta in un rapporto diretto con lui/lei.

Se questi sono i motivi per cui ci piacciono così tanto i podcast, adesso invece ti aiutiamo a orientarti in questo vasto mondo attraverso l’utilizzo di categorie per formato.

Non ti preoccupare, si tratta di semplici nozioni che ci aiuteranno a motivare tutto quello che diremo nel paragrafo 3.

Enjoy!

2. Realizzare un podcast: ecco cosa devi sapere prima di realizzarne uno

Dal momento che noi in Hubove Studio cerchiamo sempre di contaminarci con nuove forme di comunicazione, abbiamo deciso di studiare più da vicino il mondo dei podcast, anche da un punto di vista di chi, effettivamente, vuole realizzarne uno.

Per farlo abbiamo iniziato a studiare, attingendo da varie fonti (ufficiali o meno) sulle quali generalmente ci affidiamo per iniziare a creare qualcosa dall’inizio.

Per questo motivo siamo qui a dirti forte e chiaro che la nostra fonte numero 1, ma anche la fonte di tutto ciò che stiamo per dire, è il Workshop su Learnn di Rossella Pivanti dal titolo Podcasting: 3 ore e 55 minuti di formazione su un argomento che davvero, oggi, rappresenta una porta d’accesso verso il lavoro nel mondo arte e cultura (se si ha la chiave giusta).

Lungi da noi voler sostituire la bravura e competenza di Pivanti, ti mettiamo qui solamente una distinzione a livello di formato dei podcast, che possono esserci utili per la lettura del paragrafo successivo, dedicato ai 3 podcast che abbiamo amato di più negli ultimi mesi nel settore arte e cultura.

A proposito a QUESTO LINK ti puoi iscrivere a Learnn. Noi otterremo dei crediti come sconto sul nostro abbonamento e tu otterrai l’accesso a centinaia di ore di corsi super utili sul mondo del Digital Marketing.

Bello no?

Un podcast può essere strutturato secondo molte variabili, che ne permettono la sua classificazione dal punto di vista del formato, dell’interazione con la voce narrante, della struttura della serie, del numero di voci e della storia orizzontale/verticale.

In questa sede ci sembra giusto parlare della suddivisione del podcast in base al formato.

1. Free Talk: quando la voce parlante non ha uno script né un canovaccio, ma imposta l’intero podcast sotto forma di conversazione. Forse potremmo paragonare questo modo di fare free talk, ad esempio, al podcast di Mea Design

2. Intervista/Round Table: beh, impossibile non citare Muschio Selvaggio (quando ancora c’erano Luis e Martin), Cachemire Podcast e tanti altri!

3. Educational/Bio: quando parliamo di questo formato ci piace pensare a Morgana, ma anche ad alcuni podcast che vedrai nel prossimo paragrafo 🙂  

4. Inchiesta/Doc: impossibile non citare Indagini di Stefano Nazzi e Veleno di Pablo Trincia!

5. Narrative: siamo di fronte al racconto di una storia. Questa tipologia di podcast può essere tratta da una storia vera (real life) oppure essere fiction. Nel primo caso, interessante pensare a Megalopolis di Pablo Trincia.

Questi 5 formati ci permettono di catalogare meglio i podcast che ascoltiamo, e aiutarci anche a orientare le nostre prossime scelte (o almeno, ci potrebbero aiutare se siamo dei fissati come Eleonora che ha iniziato ad ascoltare i podcast basandosi anche su questo tipo di categorizzazione).

3. I 3 podcast che abbiamo amato nel settore artistico

Bene, ci siamo: ecco i 3 podcast di cui ci piacerebbe parlare adesso. Perché abbiamo scelto questi podcast? Perché tutti e 3 sono realizzati da istituzioni che conosciamo e apprezziamo e tutti e 3, almeno crediamo, rappresentano un modo diverso di raccontare una mostra.

Prima di continuare, una doverosa premessa: nonostante conosciamo alcune delle persone che lavorano in queste istituzioni, abbiamo cercato di metterci dal punto di vista di un ascoltatore normale. Le nostre competenze in materia di Marketing e Comunicazione sono servite e hanno influito sul nostro giudizio, tuttavia ci teniamo a specificare che si tratta di nostre idee, che abbiamo deciso di condividere con te.

In altre parole: abbiamo parlato certamente con alcune delle persone che hanno lavorato al podcast (e ad alcune di loro abbiamo fatto delle domande, come vedrai nei prossimi giorni sui social…), ma di fatto quello che leggerai nelle prossime righe è frutto delle sensazioni che abbiamo provato mettendoci in ascolto.

3.1 Palazzo Strozzi con Metti, una stella a cena

Metti, una stella a cena. Photo The Factory prd. Courtesy Fondazione Palazzo Strozzi

Data di uscita: 29 marzo

Formato: Intervista/Round Table

Protagonisti: Arturo Galansino, Paolo Stella, Carlotta Vagnoli, Avvocathy ed Estetista Cinica.

Obiettivo del podcast:  Awareness della mostra “Reaching for the stars” e della Fondazione Palazzo Strozzi.

Breve descrizione del podcast:

Il podcast è stato creato con l’obiettivo di aumentare l’awareness della mostra “Reaching for the stars“, realizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi e dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, presso un pubblico potenzialmente interessato all’arte.

Perché utilizziamo l’avverbio “potenzialmente?”.

L’espediente di utilizzare 4 persone molto influenti sui social, e che ogni giorno si posizionano a favore di battaglie sociali (presenti nella mostra stessa e dalla quale poi scaturiscono dialoghi interessanti) ha avuto come risultato quello di allargare il nome “Palazzo Strozzi” ai rispettivi pubblici di questi influencer, content creator e attivisti.

Ogni ospite infatti parla di un tema che è solito/a portare sui suoi canali, prendendo come spunto un’opera della mostra. Personalmente, abbiamo apprezzato l’intervento di Carlotta Vagnoli (Episodio 3: Quanto sono stretti i nostri ruoli?), che ha deciso di partire dalle opere molto evocative di Cindy Sherman, la serie di Untitled Film Stills.

Reaching for the Stars, Palazzo Strozzi, Firenze, 2023. Photo Ela Bialkowska, OKNOstudio. Courtesy Fondazione Palazzo Strozzi

Che cosa pensiamo di questo podcast?

Metti, una stella a cena è stato realizzato, secondo noi, con grande professionalità.

Ogni ospite ha l’opportunità di parlare del proprio tema di interesse, permettendogli dunque di muoversi a suo agio in un settore che gli compete, legandosi pur sempre a un’opera esposta in mostra. Questo approccio ha offerto sicuramente un’esperienza unica agli ascoltatori, fornendo spunti di riflessione sulle opere d’arte e sugli argomenti culturali ad esse legati.

Partire da un’opera in mostra per parlare di temi sociali è una cosa che abbiamo apprezzato, perché si utilizza lo strumento del podcast per aggiungere valore alla mostra in sé, fornendo degli spunti di riflessione a chi ascolta.

L’arte, come sa bene chi ci lavora al suo interno, è sempre lo spunto dal quale partire per analizzare la società.

Aggiornamento: Anche se la mostra è finita, riteniamo davvero utile ascoltare il podcast, perché le 5 persone coinvolte hanno davvero dato un contributo interessante all’interpretazione delle opere in oggetto.

Conclusioni:

In conclusione, Metti una stella a cena è un esempio interessante di come le istituzioni culturali stiano sfruttando i nuovi mezzi di comunicazione per promuovere le loro mostre e inserirsi nelle discussioni su temi importanti dei nostri giorni.

La scelta del formato round table dona vivacità alla scena, così come l’espediente della cena fra amici, conferendo autorevolezza al prodotto grazie alle persone coinvolte. 

3.2 Palazzo Grassi con Chronorama. Istantanee dal Novecento

Chronorama, Chora Media e Palazzo Grassi

Data di uscita: 29 marzo

Formato: Educational/Bio

Protagonisti: una voce narrante calda e avvolgente che racconta la storia delle fotografie più iconiche e rappresentative della mostra. I protagonisti, in questo caso, sono le fotografie stesse.

Obiettivo del podcast: portare visitatori alla mostra Chronorama

Breve descrizione del podcast secondo noi:

Pubblicato il 29 marzo, il podcast “Chronorama” è stato concepito come un’opportunità per aumentare la consapevolezza della mostra omonima ospitata da Palazzo Grassi. L’obiettivo principale è quello di coinvolgere il pubblico e stimolare il loro interesse verso la mostra stessa (Okay, se stai ascoltando questo podcast è perché che ti trovi a Palazzo Grassi, oppure sei a casa, in viaggio per Venezia, o stai pensando di visitare la mostra “Chronorama”). Il podcast è uscito in tre lingue (come accade sempre nella comunicazione di Fondation Pinault) ed è suddiviso in 3 episodi

Che cosa pensiamo di questo podcast? 

Una delle prime cose che abbiamo notato ascoltando “Chronorama” è il suo elevato valore in termini di contenuti. Il podcast offre una profonda immersione nella tematica della mostra, fornendo informazioni dettagliate sulla storia e il contesto delle fotografie esposte. Ciò dimostra un notevole impegno da parte del Palazzo Grassi nel fornire un’esperienza educativa completa ai propri visitatori, anche attraverso un formato audio.

La scelta di adottare un tono di voce “alto” non sorprende, piuttosto è in linea con il tone of voice adottato da anni dall’istituzione.
La narrazione del podcast è impeccabile, con una voce chiara e ben modulata che guida l’ascoltatore attraverso il percorso della mostra.
Tuttavia, va notato che il testo è letto anziché improvvisato, il che richiede un livello di attenzione leggermente superiore rispetto ad altri podcast più informali. Ad esempio, abbiamo ascoltato il podcast sul treno di ritorno da Venezia, con poche distrazioni. Non avremmo potuto farlo magari mentre eravamo impegnati a lavare i piatti.

Conclusioni:
Abbiamo apprezzato molto il podcast per la sua struttura lineare, con un’attenzione impeccabile all’elemento informativo e divulgativo e la voglia di raccontare al visitatore che cosa si trova davanti, senza inutili orpelli stilistici.
Riteniamo che la voce narrante calda e accogliente abbia “ammorbidito” la frequenza di nomi, date e situazioni descritte: la mostra, per sua stessa natura, è un groviglio di fatti accaduti e per questo motivo la volontà di “sciogliere” molti nodi è da apprezzare.

Se dovessimo trovare un difetto, è la necessità di avere una soglia di attenzione molto alta quando si ascolta il prodotto: si tratta infatti di un tema culturale di grande spessore (come sempre accade quando varchi la soglia delle due sedi veneziane di Fondation Pinault), dove la frequenza delle informazioni da recepire è abbastanza importante.

Consiglio spassionato: ascoltare il podcast durante la visita in mostra!

(Noi lo rifaremo presto…!)

3.3 Scuderie del Quirinale con A fari spenti

A fari spenti, Chora Media e Scuderie del Quirinale

Data di uscita: 27 marzo

Formato: Educational/Bio

Protagonisti: Francesco Oggiano riesce a fare quello che sa fare meglio: raccontare una storia. La storia di persone che durante la guerra hanno portato in salvo i capolavori dell’arte, attraverso le testimonianze indirette di studiosi e persone che hanno lavorato alla mostra “Arte Liberata”.

Obiettivo del podcast: visita alla mostra “Arte Liberata”, awareness delle Scuderie del Quirinale, divulgazione.

Breve descrizione del podcast:

Nel vasto universo dei podcast dedicati all’arte e alla cultura (qui ne abbiamo citati solo alcuni!), uno si distingue per la sua capacità di coinvolgere, informare e appassionare gli ascoltatori: “A fari spenti“.
Prodotto da Chora Media in occasione della mostra “Arte Liberata” presso le Scuderie del Quirinale, questo podcast si rivela un vero e proprio tesoro per coloro che amano le mostre. 

Che cosa pensiamo di questo podcast:

1. La voce narrante di Francesco Oggiano è magnetica. Il suo posizionamento sui social di digital journalist si riflette nella passione che trasmette durante il podcast e nelle storie che racconta, con una tensione narrativa che coinvolge l’ascoltatore (scusate, leggiamo la sua newsletter e lo seguiamo sui social, si capisce…?).

2. Interviste agli esperti del settore e a coloro che hanno lavorato alla mostra. Gli ascoltatori hanno l’opportunità di immergersi nel pensiero e nell’esperienza di professionisti dell’arte, che condividono le loro prospettive e le loro conoscenze. Queste interviste arricchiscono il podcast fornendo informazioni approfondite e spunti di riflessione, aprendo nuove porte verso la comprensione non solo della mostra, ma del nostro patrimonio artistico.

3. “A fari spenti” e “Arte liberata” sono due prodotti culturali diversi che parlano fra loro, e si illuminano a vicenda. Il podcast non solo promuove la mostra, ma si fonde perfettamente con esso, diventando un’estensione narrativa della mostra stessa. La storia che nasce da “Arte Liberata” viene raccontata in modo coinvolgente, rendendo l’ascoltatore parte integrante dell’esperienza storica. Ciò crea un legame emotivo tra il podcast e la mostra, amplificando l’interesse e l’entusiasmo degli ascoltatori per l’evento culturale.

Conclusione:

Non vogliamo essere ridondanti e sfacciati, quindi basta dire che è forse il podcast migliore che abbiamo ascoltato nel 2023 (sempre nel settore arte e cultura).

4. Conclusione:
Il futuro del podcasting nel settore culturale

Foto di Matteo Catania

Nonostante il podcast non sia un fenomeno nuovo, la sua crescente adozione da parte di istituzioni culturali e brand indica chiaramente il suo potenziale inesplorato. Il podcasting offre un mezzo di comunicazione intimo e personale, capace di raggiungere gli ascoltatori ovunque si trovino e di fornire contenuti unici che rispondono a una vasta gamma di esigenze.

Ma, cosa ancora più importante, il podcasting rappresenta un’opportunità per le istituzioni culturali di coinvolgere il pubblico in modo nuovo e significativo. Attraverso la creazione di contenuti audio, queste istituzioni possono ampliare la loro portata, creare connessioni più profonde con i loro ascoltatori (e potenziali visitatori) e promuovere la loro mission in modi nuovi ed emozionanti.

Il podcasting non è solo un mezzo di comunicazione: è un ponte tra l’istituzione e il pubblico, un modo per far vivere l’arte e la cultura al di fuori dei loro spazi fisici tradizionali. E, in un mondo sempre più digitale, questo potrebbe fare la differenza.

Il 2023 potrebbe non essere l’anno dei podcast, ma certamente sarà un anno in cui vedremo il podcasting svolgere un ruolo sempre più importante nel settore culturale. E non vediamo l’ora di vedere cosa accadrà nel 2024!

Grazie come sempre per aver letto fin qui.

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